"Discriminato rispetto agli altri reali": il principe ribelle in tribunale a Londra mentre re Carlo è a Roma

































































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Dopo lo scandalo dell’ente di beneficenza dedicato alla madre Diana e mentre suo padre Carlo III è in visita in Italia con Camilla, Harry torna a Londra per affrontare la battaglia legale che gli sta più a cuore, quella contro la decisione di negare a lui e alla sua famiglia il diritto automatico alla scorta di polizia durante le visite nel Regno Unito. Un confronto legale assai delicato perché il principe ribelle in questo caso ha stato portato in giudizio lo Stato britannico, rappresentato dal ministero dell'Interno come titolare delle politiche di sicurezza.
Privato della scorta automatica
Il ricorso alla Corte d'Appello è ritenuto tanto importante che il secondogenito del re britannico è partito dalla sua casa in California, dove vive con la moglie Meghan e i due figli, per essere in aula e far sentire tutto il peso della sua presenza nonostante non sia prevista una sua testimonianza nelle due udienze in programma oggi e domani. La legale del principe, Shaheed Fatima, ha dichiarato alla corte che il suo assistito è stato "trattato in modo diverso e ingiustificato", in pratica discriminato rispetto agli altri componenti della famiglia reale quando è stato privato della scorta automatica per i membri attivi dei Windsor in seguito allo strappo dalla dinastia nel 2020 e al trasferimento negli Usa.
La sfida all'Home Office
La storica frattura è tornata così anche in tribunale, quando è stato affermato che i duchi di Sussex non si sentivano adeguatamente protetti dall'istituzione monarchica. La sfida all'Home Office è diventata per il duca una fondamentale questione di principio e si protrae da anni all'insegna di alti e bassi. Il ricorso d'appello, inizialmente negato e poi concesso l'anno scorso da un'istanza superiore, arriva dopo i verdetti favorevoli alle ragioni del governo di sua maestà emessi in primo grado e dopo che un giudice dell'Alta Corte, in risposta all'azione legale del duca, gli aveva pure addebitato il pagamento delle spese giudiziarie.
Il diritto negato a Harry
Il diniego del diritto automatico alla scorta fu disposto dal ministero dell'Interno - salvo situazioni specifiche da valutare di volta in volta a insindacabile giudizio delle autorità - in seguito all'abbandono del ruolo attivo di rappresentanza in quel fatidico 2020, anno decisivo nella vita dei Sussex. Mentre in parallelo venne respinta pure la richiesta del principe di pagare di tasca propria la polizia in quanto via non praticabile. Se questa azione legale è così sentita da Harry, molto probabilmente più di quelle contro i grandi gruppi dei tabloid scandalistici britannici per la violazione sistematica della sua privacy, lo si deve soprattutto al trauma della sicurezza personale minacciata da reporter e paparazzi, che ha le sue radici nella vicenda di sua madre Diana, culminata nel tragico incidente del tunnel dell'Alma, a Parigi, nel 1997, durante la fuga da un ultimo inseguimento notturno di fotografi.
Udienza a porte chiuse
Non si conoscono i tempi esatti del verdetto destinato ad arrivare in un'altra data dopo l'udienza di domani, che si svolge in parte a porte chiuse in quanto vengono trattati importanti aspetti di sicurezza. Il tutto avviene in un periodo di costante attenzione mediatica per i Sussex, per le periodiche critiche dei tabloid alle iniziative di Meghan, incluso il suo ultimo podcast 'Confessions of a Female Founder', ma soprattutto per lo scontro aperto su Sentebale, l'associazione benefica fondata nel 2006 da Harry con il principe Seeiso del Lesotho in omaggio all'impegno sociale della madre Diana, dopo che la bufera scatenata ai vertici dell'organizzazione è finita al centro di una inchiesta da parte della Charity Commission britannica.
Foto Ansa e Instagram